Ho comprato Berlin quasi dieci anni fa.
Berlin è un album sensoriale che fa parte di quella musica completa, chiusa, che ha un significato suo senza bisogno di una necessaria correlazione ad altro.
Berlin va sentito, ascoltato.
Ha in sé un immediato effetto stupefacente.
Qua a fianco c'è la copertina di "Take no Prisoners", album live del '78, ma parlo di Berlin perché credo che con quel lavoro Lou Reed si sia messo in un punto difficilmente raggiungibile.
Non sto qui a parlare di tutto il periodo con i V.U. , che poi ebbe il suo decorso naturale con l'inizio della carriera solista (Lou Reed, 1972).
Berlin è costituito da composizioni vitali.
Vita, proprio sotto il muro - by the wall - in prossimità di quel muro, dove attorno ad una donna (Caroline) si sviluppano suoni, trame, tossicodipendenza, normali avvicendamenti di sesso, privazioni, astinenza, scorci di esistenze, violenza sentimentale, morte.
Nel piano dell'opera il ruolo di Jim (tutti dicono che Berlin è su una coppia di bucomani di Berlino) è veramente marginale; difatti è niente più che un osservatore, un commentatore di cronaca.
Ripeto, Berlin è un album sensoriale.
Buona percezione.
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