domenica, novembre 18, 2018
M. 201/Dvorak
Una dea senza nessun posto
una dea per caso
capitata in un teatro
una testa piena di capelli
una impagliatura da omaggiare
Una dea distruttrice
come nei migliori dei casi
una dea che abbandona
una dea che lascia
i brandelli dei propri morsi sulla nuda terra
Una dea che ancora cammina
& che vede il proprio pianoforte
tutte le notti & tutte le mattine
in cui è costretta a vivere & vive
& accetta il passato & il presente
Una dea incerta
che odia & massacra ogni cosa
sempre discreta
sempre debordante
una potenza scellerata
Una dea che aspetta
grandi segnali dal futuro
una dea incapace
che non vede & non sente
ma &' tutto quello che siamo
tenuti
a fare.
Le Cose Nuove/7
Mi hanno detto che mio padre è decisamente in fuga. Non posso neanche parlargli. La polizia è sotto. Stasera non c’è molto di cui essere preoccupati. Solo, un’altra sera nel bayou. Magari vado a puntare a New Orleans. Ho lasciato moglie, ho lasciato figlie & mia madre. Sono nel club dei numeri uno. Ho perso tutto & ho vinto tutto. La vita è così semplice, ma la gente non lo capisce. Poi arrivano persone. Fai questo, fai quello. E questa massa di imbecilli e di sociopatici si converte. Le mandrie marxiane. Sia benedetta la sua grande anima. I grandi discorsi tenuti all’Università. Tutti invasati delle biblioteche e della politica. E i teatri e i cinema. Quando siamo diventati blu. Di certo la città, ha le sue storie dove non si può arrivare, ha i suoi attimi, ha le sue cadenze, come i ciechi quando non vedono o magari vedono - quanto fa caldo, quando lei sola è al settimo drink, questa città deve rispondere. Poi, ne verremo a capo. Lei è. Dopo trent’anni si è fatta trovare. Lei è la nuova Zelda. E su questo nessuno può parlare.
venerdì, novembre 09, 2018
Le Cose Nuove/6
Mi sono ripromesso, che anche questa volta, non avrei ceduto il passo. Il telefono continua a squillare e non faccio che pensare a Lorraine con le sue mani nude che si aggrappano alle mie braccia pesanti. Le mattine a letto e la notte gelata in cui l’ho strappata dal fiume. Tutto quell’odore di fango, tutto quell’odore di vita trascinata di cui non sappiamo che farcene. Lorraine in una macchina con me ancora bambino. Lorraine che mi raccoglie vagabondo in un vicolo cieco proprio dietro a Canal St. facendo il mio nome e mimando la mia postura. Sono attimi che si susseguono con una tenacia formidabile, con un’instancabile ed inimitabile senso di conscia perdizione, con una volontà inarrestabile che non conosce freno, che non conosce soddisfazione e non avrà mai termine. Lorraine, ricordami il senso delle parole. Portami a quando ero nel sedile posteriore e vedevo i tuoi capelli raccolti qua e là disordinati e ti scioglievo i nodi e parlavo di te e ti sfioravo il collo. I distacchi della memoria - cosa di cui non ho mai potuto godere.
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