mercoledì, settembre 30, 2015
giù, nella principale
ogni tanto
mi capita ancora
di passare davanti a quella vetrina
prima della strada principale
per farmi una birra
& prendere coraggio
con le luci degli hotel
puntate su di me
almeno so di dover tornare a casa
domenica, settembre 13, 2015
mercoledì, settembre 09, 2015
martedì, settembre 08, 2015
domenica, settembre 06, 2015
7 8
Prologo 1 & 2
ti ho tradito ancora città. basterebbe uscire adesso alle 2.30 di notte e salire in macchina buttandosi nella interstatale 10-est e gettando fuori dal finestrino quel pesante manoscritto dattiloscritto in questi mesi, un’informe massa di dichiarazioni non veritiere. basterebbe farla finita così, con quella pila di fogli macchiati qua e là di chiazze di caffè e di quanto bevuto negli ultimi sei mesi. c’è solo uno spago incrociato che tiene ancora insieme tutta questa faccenda; con la velocità della macchina il manoscritto potrebbe roteare, sfibrarsi e sfasciarsi in un fosso paludoso al lato della strada e fare la sua vita lì, per qualche tempo, prima che non arrivi un altro uragano, non dovrebbe più affrontare gli spostamenti tra continenti. ti ho tradito ancora città. andato dove non dovevo andare, stato con chi non dovevo stare, fatto quello che non dovevo fare. potrei dirti che ho cercato di essere un uomo migliore ma non sarebbe altro che una di quelle menzogne di poco conto e noi sappiamo che ci siamo riservati sempre un altro tipo di trattamento; di sicuro, almeno in parte, ho fallito, ritentando - nessun dubbio a riguardo. io nel mio privato deliquio linguistico. tutto sommato un secolo imperfetto. cosa decidiamo in ultima istanza. di essere noi stessi, isolandoci dal mondo. quando uno sguardo fisso sul proprio tavolo di un bar di un aeroporto straniero conduce tutto ad una introversione immacolata.
Destinazione
una moneta sopra l’altra. un solido pacchetto di banconote in una busta color cachi con all’interno del cellofan mille bolle. banconote con angoli piegati che con il continuo sfregamento potrebbero essere strappati. contanti a servizio della storia del capitalismo e utili al futuro di altre generazioni di forti speculatori.
Fascinazione (ipnosi)
eccoci arrivati. una casa in fondo alla valle del sonno dei nostri desideri avvolti nelle volontà genitoriali. tutti così al sicuro prima che la corrente elettrica manchi per giorni e giorni. chiusi in casa con le assi inchiodate al di fuori delle finestre. celebreremo la rovina della nostra stirpe millenaria.
Permissivismi
si poteva scendere lungo quella strada e dopo se svoltavi alla quarta traversa si apriva uno spazio prospettico che trovava il suo naturale zenit nella colossale ansa del fiume. a seconda delle ore del giorno ne potevi trovare due o tre disposte a tutto. avevano nomi del tutto casuali e ripetitivi nel suono delle loro sillabe le cui vocali andavano allungate soprattutto se terminali.
Dismissioni
in piena preda ad una bolla di calore che stava attraversando il sud-ovest, lo stato più selvaggio venne colonizzato e i suoi abitanti, dei vecchi uomini di colore che abitavano la parte più deteriore del delta a ridosso della banchina, hanno dato di matto rinnegando il voto e la tradizione democratica.
Interruzioni
in questa città l’acqua esce dalle tubazioni quasi calda e non si sa cosa sia di preciso l’acqua calda, forse qualche cosa che viene dal bacino atlantico. una delle tante promesse europee mancate. nel quartiere centrale si sbrigano affari finanziari e opere di bassa manovalanza vengono barattate con debiti di gioco. sotto le scarpe marciapiedi dissestati mentre il raccordo per la statale 90 ovest ha ceduto strutturalmente.
Interpretazioni
vita, etimologia. voce del verbo vivere o il tempo che si vive secondo il riposto senso comune. essere andato e tornato. nel circondario dei cimiteri leggi fisiche applicate secondo il dogma per cui ciò che niente è, si ripete. la giuria esce sulla porta del retro dell’edificio costruito nel 1813 e che ancore ospita la corte suprema. decenni di sentenze capitali e minori.
Introiezioni
strane piccole cose accadono nel piano interrato del locale. la mattina presto prima che si mettano a pulire le strade. un cuoco licenziato, un cameriere accoltellato, un giudice nudo. tutto questo sul giornale il mese scorso . ragazze uscite al primo appuntamento tornate a casa in un sacco nero dell’obitorio.
Intimidazioni
molo numero 9. una petroliera attracca rischiando il collasso dell’intero porto. solo una settimane fa veniva varata una nave mercantile che scivolando lateralmente ha prodotto lo spostamento di una massa d’acqua pari a quella di una modesta esondazione. alcuni mezzi meccanici e dei curiosi sono stati travolti. il procuratore è stato appena eletto ma a causa di alcune intercettazioni telefoniche pubblicate sulla stampa locale, può perdere il consenso della vecchia comunità dei latifondisti della zona. qualcosa di vicino a promesse segrete non mantenute e una sparatoria inattesa nella pioggia del calvario.
Resilienza
dopo essersi procurato tutta la roba per la giornata, la prima preoccupazione nello stato cosciente prima del risveglio del sospettato numero uno per tre stupri seriali, era acquistare una confezione multipla di aspirine da triplo effetto e due barattoli di caffè alla cicoria, uno alla vaniglia e tre alla cannella; poi tornò indietro alla drogheria per un altro barattolo di caffè, questa volta semplicemente venezuelano.
Una scelta discutibile
appena indossati i guantoni, il pugile corrotto si fa due dita di rye ed uno di liquore alle prugne, quindi, in modo assai scenico, aspira col naso dal dorso della mano una striscia di una polvere verdastra. avrebbe potuto anche essere una sostanza insetticida tagliata con qualche cosa, per quanto è dato sapere.
Nelle retrovie
scesa la notte e neanche ce ne accorgiamo. pensiamo agli sciacalli e alle notizie dell’ultima ora. cadiamo nel dormiveglia comatoso della nostra infanzia per un’ultima notte.
Ecce Homo
nella penombra, il mio cervello iniziò a sgocciolare venendo meno. quella mattina ero stato duro con le sue figlie nella perenne attesa di un cambiamento - ecco l'uomo.
Strada bloccata
nessun accesso per la interstatale. bivacchi occupati da parti di autotreni ferroviari disassemblati. giorni lontano dalla civiltà verso ovest, nel cuore esploso dell'occidente.
sabato, settembre 05, 2015
Dopo i 30
giorno;
apre il café
eccoti servito
seduto
prima della sentenza capitale alla tv
prima che se ne accorgano gli altri
poi ci siamo visti
prima dell’angolo
prima della strada principale
era quando anche i tossici
si prendevano una pausa
con le donne che dovevano dormire
sono sempre le 4 di mattina
per molti
& dopo avere avuto trent'annigiovedì, settembre 03, 2015
martedì, settembre 01, 2015
Concerto per Violino & Orchestra
[che] senza quella forza non potevo andare avanti, quella forza inappropriata e ingestibile di quando si è appena diventati uomini e si inizia a scoprire il mondo, a vederlo per quello che è - magari si era sperato che non fosse tale ma alla prova dei fatti, di fronte ad una verità che non fa sconti, un uomo non può che constatare, sempre che quella cosa molto dubbia e di certo particolare alla quale diamo il nome di coscienza glielo permetta, di essere giunto dove non si sarebbe mai voluti arrivare ovvero a non poter più voltarsi per guardare il passato. Ecco allora un uomo che ci dà le spalle, mezzo chino su un bancone argentato e fuori l’aria è pesante, gonfia, piena della schiuma che ristagna torbida, stupida e tramortita, rimasta ai lati dei marciapiedi, una schiuma formatosi dall’alcol fuoriuscito dalle bottiglie lanciate da forti bevitori, da senzatetto, da senza-meta, e dal liquido urticante usato per il lavaggio delle strade, l’aria bruciata nel fumo insopprimibile che esce dai tombini fognari, con i coperchi mezzi sollevati per noncuranza. Attraverso questa aria malsana, malnutrita, la schiena china di quell’uomo che potrebbe dirci voglio un altro futuro o drammaticamente, non voglio più niente. Alle sue spalle, proprio a ridosso della vetrina, una fila di tavoli con divani dalla pelle livida e solo uno di essi è occupato. Nel locale, in questa sorta di covo urbano per disfattisti apocalittici o solo per gente che semplicemente non vuole tornare a casa o non può tornarci perché non paga l’affitto da mesi o la moglie l’ha cacciato dopo l’ennesima ubriacatura con conseguente distruzione di mezzo appartamento, in una situazione tale, un uomo e una donna sono seduti, lui con la testa a tratta riversa sul bancone, lei di tre quarti mentre guarda fuori dalla vetrina con occhi gonfi verso un pianeta distante milioni di miglia - buchi neri. L’onore della cronaca vorrebbe che si dicesse che ci sono altre due persone e che precisamente esse sono nel retro del locale fuori dalla cucina; un uomo e una donna, il cuoco e la cameriera, stanno sorseggiando caffè nero corretto con tequila a buon mercato, versata da una bottiglia in plastica con un’etichetta che riporta in lettere dorate: 1.75 litri. Tutto questo succede intorno a quello che si propaga circolarmente intorno al grande asse interplanetario di Canal St., a notte fonda, dove le prime certezze di un ragazzo che si è appena fatto uomo possono essere violentate con una tale forza da svegliarsi il giorno dopo e desiderare di aver vissuto diversamente. L’uomo è ancora lì, cinto a forza in una camicia dal tessuto invernale con un marcato disegno a scacchi, colori: verde e nero, una di quelle che un tempo si addicevano ai pescatori o ai boscaioli. La donna è ancora lì, stessa posizione, profilo a tre quarti, sta scartando quello che è per lei il quarto pacchetto di sigarette della giornata. La pelle delle braccia è quella di una che ha fatto la vita e che di sicuro ha avuto significanti trascorsi di tossicodipendenza (eroina, crack, metanfetamine) e probabilmente sta uscendo da una perdurante intossicazione da alcool. Le spalle di quell’uomo e la sua postura rivelano due opposti: un senso di orgoglio, dignità - deve avere avuto il suo momento di gloria da qualche parte, in qualche posto, in qualche modo e uno spinto senso per la decadenza, una sfrenata propensione al disfacimento. Forse rientra in quella categoria di uomini che definiamo creatori. Chi crea qualcosa dal niente, un qualcosa come potrebbe essere un’opera d’arte, è colui che combatte e lotta con l’eterno estenuante divenire di se stesso; la realtà per lui è solo un grande contenitore in cui è capitato, il pianeta terra è più che altro una distorsione di natura cosmica, in cui il flusso delle sue idee è costretto a scorrere senza soluzione di continuità. L’esternità è un palcoscenico piuttosto malconcio: tanto vale passarci, visto che altre possibilità non sono contemplate. Il creatore sa talmente bene di cosa sia fatta la vita che non ha interesse ad essere nell’attimo. Il suo essere presente si concretizza nel vedere quello che sta attorno, in quello che può o non può accadere, le imperdonabili ed impredicabili diramazioni della vita. Una volta accadute e realizzate, scema il suo interesse. Valutare le variabili attraverso la percezione. Una volta, mentre lavoravo a Morgan City come portuale stagionale, lessi la dichiarazione di un fotografo svizzero passato a miglior vita in un tragico incidente d’auto. Durante un’intervista, alla domanda quali fossero i migliori scatti che avesse mai fatto, egli rispose candido, con poche parole: gli scatti che non ho fatto. Ecco a voi servita l’essenza del creatore. Vivere nella possibilità o nell’impossibilità di quello che è stato o non è stato, così da permanere costantemente nel suo habitat naturale ed esistenziale: l’intracciabilità. Grazie alle parole del fotografo ho qualcosa per avvicinarmi alla storia di quest’uomo, almeno per la parte raccontabile. Un fotografo anche lui. Un poeta sperimentalista. Scrittore d’avanguardia, attore, commediografo, drammaturgo, pittore, regista mancato, narratore di strada … Cosa cambia. Potrebbe essere anche un giornalista per quanto mi riguarda, o un meccanico. Non c’è riscatto in questa notte, forse l’alba si affaccerà da qualche altra parte della città, ma non qui. Il buio è contaminato dai fumi, dalla schiuma e da qualche lampione mal funzionante. L’alba non arriverà tanto facilmente come fa altrove. Posti più aperti, là nella sconfinatezza delle regioni e delle terre oltre al fiume; nelle altre città dove la vita segue uguale giorno per giorno, casa per casa, uomo per uomo. Popolazioni. La genuinità dei buoni propositi viene lasciata ad altri. I due sono ancora nella stessa identica posizione e ripetono gli stessi gesti nell’invariabilità temporale di quest’epoca di esaltazione e diniego. Sono destinati a non parlarsi. Questa è la spietatezza della vita, la tenera crudeltà alla quale ci siamo abituati. Un liquido embrionale in cui siamo maturati, invecchiando, fino a fiatare in botti piene d’odio ingiustificato. Lui non può far altro che ordinare qualcos’altro da bere stando chino, lei non altro se non guardare fuori dalla vetrina, fumando attraverso un vetro ricoperto da una grassa umidità uniforme. Entrambi, ora, potrebbero parlarsi, dirsi qualcosa come "abbiamo avuti tempi migliori”. Sarebbe solo un catastrofico riflesso di vite non state. L’inevitabilità di questa città, ci porta qua, dietro a Canal St. E non possiamo far altro che imbatterci in noi stessi, per un’altra sera e per tutto il perdurare della notte. E’ vero, Daphne?
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