martedì, luglio 29, 2014

Ragazza perbene









fuori è solo un po’ più chiaro
odore di fumo dall’altro tavolo
una faccia di cera imburrata
non potrà cambiare quello che vedo
in un sole solitario che ringhia

la pazienza barattata 
gli uomini impuniti
la gente che parte per le vacanza
con una coperta per i cani
arrotolata nello zaino della sopravvivenza

il teschio con le mani in mano
sentirsi vivo alle 8.00 di sera
mentre voi mangiate
& mettete a letto i vostri figli
le culle in balia delle ondate di piombo in tv

a letto, a letto
senza un messaggio di sollievo
una montagna chiamata libera ancora
senza indicazioni / grandi divisioni
ci siamo promessi di fare cose diverse

persone, tentazioni, gesti persi
avere 25 anni per molti anni
dai che puoi spingere oltre
tutti noi dormiamo
con le memorie di una ragazza perbene.



giovedì, luglio 24, 2014

Von Kleist




odiato i confini
una lunga nota
io che andavo

io, me stesso
leggendo articoli internazionali
varie lingue, alcune tradotte

alcuni tempi
in cui si andava
così a fondo

ho letto von kleist
john milton
compagnia bella

mi avevano detto
nelle scuole
che erano dei

non mi hanno aiutato
se per scrivere
dovevi essere un nobile

non è altro
che l’ennesima
aberrazione umana









Roy Buchanan

mercoledì, luglio 23, 2014

Cose molto comiche




O ci sei stata
o non ci sarai mai,
dalle profezie

cosa conta l’amore di una donna
se non è spendibile
o se si spende in due minuti

cadiamo muti
qualche volta
in due giorni

a leggere 
a cambiare
a scrivere

a riordinare
a cercare di trovare
uno spunto, fuori

quando tutto era
nelle solite che conoscevo
qua come molto distante da qua

gente che mi parla
ragazze diafane che mi scrivono
cosa dovrei fare dunque per loro

rubare dei soldi
perquisirle
sequestrare il bottino

tutte cose molto comiche





Una volta nell'ovest



la scolatura dietro l’angolo
il pezzo di marciapiede
l’acqua della sopravanzata

le prigioni abitate da gente
abituata ad ammazzare
una volta nell’ovest




Partiti in offerta



vedo i filmati
di quando c’era la protesta
& gli spari sul pavé

di quando si urlava
per i diritti
per non morire

per non dire sì
a tutte
le ore del giorno

i partiti sono morti
lo so
ho visto troppo

oggi le vie dei negozi
saranno teatri di atti atroci:
nella nostra regione iniziano i saldi







Commedie sul piccolo schermo



di qui non si vede molto
si abbracciano
salgono sul palco
una tragedia spero
per le commedie
preferisco il cinema
woody allen
comunque lo si definisca




Psicopatologia generale




Una principessina
con un vestitino nuovo di zecca
parla & danza sulla tv nazionale
bambine pilotate di oggi
ci danno molto più dentro
delle mie vecchie coetanee
avevo sempre detto loro
che il rock le avrebbe travolte
ma qui siamo nel campo
della psichiatria infantile









Interurbane a carico




nella cabina del telefono di roma
zona centrale
zona di inglesi
piazza di spagna
pieni di soldi
cazzoni a comando
le folksinger di new orleans
le docenti universitarie di milano
contente che scrivo di voi?
ancora 45 pezzi adesso?
vi devo chiamare?





Il nostro sistema di vita



il nostro sistema di vita
il sistema di vita generalizzato
la democrazia diretta delle parole

le voci che calzano, balzano
l’italiano può ammazzarti qualche volta
é una lingua che per forza di cose

ti distoglie
non ti fa mai dire chi sei
gioca con le tue ossa irrobustite

ti può pure bocciare
o darti 10
il giorno dopo

per me
è sempre stata
la stessa cosa





Godersi la routine




godersi la routine
può fare attraversare mondi
con un telecomando
vedere le tue serie televisive preferite
ti fa eccitare
ma tua moglie non ti fa più niente
dopo qualche mese
da qualche parte hai sbagliato
novellino
come al solito hai fatto la cosa
per cui non eri tagliato
la cosa sbagliata
anche se non sarai mai tagliato per niente
almeno stanotte
soddisfa tua moglie
mentre i bambini dormono


Terra dorata





la solita storia
della cantante
con la terra dorata in faccia

lasciata quella città
quella casa
un mobile dietro alla porta

rimettersi in sesto
con un trucco molto veloce
piangere in bagno in silenzio

quindi costretta
a rifarsi il trucco
a bere per stare su

un'ombra che spaventa molti
la faccia imbrattata
la mano piena di anelli

il collo pesante
i lobi pendenti
il sesso di facile portata







Crudeltà & fame




il tuo consigliere
quello dell’estrema unzione
dimenticalo

cammina circolarmente
dì tutto quello che sai
parla di donne che conosci

parla nella tua lingua
fai un manifesto
non affiggerlo

chi popola i quartieri
è crudele
&d è affamato 

Al concerto



ero al concerto
& più volte alzavo
il braccio sinistro
& la mano
facendo con le dita
il segno della vittoria
mi hanno invitato a suonare
ma era troppo tempo
che non suonavo l’acustica
& poi quando suono
voglio solo sonorità
che si interrompano - 
non voglio gente attorno




Fabbrica abbandonata



le cinque non sono mai passate
mi dicono di scendere
lungo, in fondo
prima che la strada finisca
& curvi verso le rovine
perché poi lì si va a finire
nella proprietà privata
della fabbrica abbandonata




Dalla cucina




senti quell’odore
che arriva dalla cucina
dal fondo della cucina dell’albergo

vedi le foto dei tuoi cari
manchi di rispetto
ma questo va accettato

una stagione piovosa
a riprendersi le radici
raccogliere bossoli di proiettili

il vescovo vestito di viola arrestato
il saltimbanco di giallo sulla panchina
il nero è solo una tua impressione


Bravi ragazzi




guardo l’orologio
giusto per fare due conti
due conti per tutti gli spaesati
di questo posto
tutta gente che non soffre
questa festa
nessuno si diverte
& sa divertirsi
ma forse
&’ troppo tardi per loro
tutti a nanna
cuccioli di mamma


Piano in pegno



Aveva appena chiesto un prestito
prima in banca
andò male

banco dei pegni,
la misero alle strette
impegnò il piano

lo riscattò
fece un contratto
con il conservatorio





P.ta Venezia




il mondo va a fuoco
& a fuoco vanno le sue strutture
gente che si abbraccia per la disperazione

galli che cantano il piombo fuso
mangime per interstizi intestinali piombati
dove possiamo andare in questo modo

applausi al senato
centinaia di anni di senato romano
cosa hanno insegnato

leader politici in jeans
camicia da banco
cenciosi comici

il mondo va a fuoco
nella sua propria interna struttura
in questo paese

fiale di cortisone volano
imbottite di bambagia
zeppelin & cherosene

chagall & kandisky
due cani dormono
non è molto

fuliggine mista
da dire a tutti
becchi caduti di corvi

anestesia al tocco
in porta venezia, milano
sto andando

nessuno può dire niente
vivere ammassandosi
esperienze in vista

del grande perdono
di uno sconosciuto
la bachmann

gli anni della dissoluzione
ovvero
dell’età forte

il bavero piegato
abbassato
niente è stato ancora fatto






Compromessi storici



fuori è ancora
tuttonormale
mamme dormono

nessun bisogno
di tranquillità
il palco chiama

tutti vanno a casa
finché si arriva
a casa & non si dorme


Reggere poco



vedo dove un uomo
della tua faccia
della tua stazza
potrebbe reggere poco
ma molto poco
mi hanno detto
di guardare
& di guidare
in quel modo



Metodi apparenti




la vita
con i suoi metodi apparenti
le sue parole

scale
& rivestito di velluto
la resa pubblica dello stato

pubblici trasporti
ferrovie, binari
semafori in tunnel

john keats nella mia libreria
poi non vedo oltre
vista calata su depestre

la vita giovane
la prima vita
dove si leggevano

testi sacri
storici
biografie

non essere mai buono
come vogliono loro
non ti porterà a niente



Memo



ha scritto
su un cartoncino marrone
ho bisogno di te

per quest'estate
cambiare i fiori
smuovere la terra con le mani

gente abbandonata
fuori da una caffetteria
il futuro non scende su di noi

nomi presi a prestito
gentili truffe contenute
il mio gesto di oggi


lunedì, luglio 21, 2014

Wanda





I perché si sprecavano sulla panca di quella stazione ferroviaria della costa orientale d’oltreoceano.
Vasilij Grossman, Herbert Marcuse e un dizionario dei termini marxisti maggiormente rappresentativi del XX secolo erano delle parole che si vedevano stampate sulle copertine, o sui dorsi, di tre libri usciti appena di testa o di fianco da uno zaino. L’attesa di oltre cinque ore in quella hall dal bianco spiazzante delle tessere del mosaico dei pavimenti, tessere ornate di intrecci dorati & di ebano, mi davano modo di non pensare al mio ritorno a casa. Presi il treno per l’aeroporto e lì l’attesa era di quasi pari tempo e lo zaino era chiuso e io guardavo tutto, guardando in giro, e dovevo pensare al ritorno a casa, perché era lì che stavo andando.
Una ragazza che avevo conosciuto per strada e con cui avevamo condiviso un tratto che era durato diversi giorni e quasi quattromila chilometri aveva definito il mio zaino 'il banco dei pegni' per quante cose trasportasse, cose che lei giudicava di valore. Dopo avermi fatto girare la testa in modo che la guardassi e che fossi a pochi centimetri dalla sua faccia e dalla sua bocca mi aveva detto: questa è un’era selvaggia.
Il giorno dopo se ne era andata lasciandomi i suoi recapiti, una busta di tabacco ancora chiusa, una cassa di birra quasi finita e dei soldi sparpagliati qua e là sulla credenza della camera, vicino alla televisione. In bagno ne trovai altri e quando guardai nello specchio non tanto per vedermi ma solo per sorreggermi prima di piegarmi nel lavandino ed immergere la faccia e la testa nell’improvvisata bacinella di acqua ghiacciata, lessi un messaggio d’amore scritto nello specchio con un rossetto color rosa-fuksia, un rossetto dalla compattezza grassa, parole che mi ringraziavano dei giorni precedenti e che mi profetizzava una mia futura migrazione nel suo paese e addirittura un fidanzamento. Follie delle cinque di mattina dove il sole davanti a quel terreno rossastro ringhiava montando, rotolando per le valli, invadendole, bucandole, devastandole, corrodendole in cerca di denti d’oro e isterici cespugli si trascinavano per centinaia di metri vorticando, dando una dignità pietosa & acida al paesaggio che fuori dal finestrone sopra il condizionatore fuori servizio si presentava indefesso e libertario. Qualche cactus dal ghiaccio diceva Grace Slick. La battuta che faceva sul mio zaino, quella del banco dei pegni, stava a significare anche che se fosse caduto in mano sua e se io fossi diventato di sua proprietà, probabilmente mi avrebbe spinto a vendere il suo contenuto, se non tutto, di sicuro una gran parte. Vedeva un grande potenziale economico, di puro profitto diceva, nella liquidazione di quell’armamentario: libri usati, interi blocchi di carta sigillati su cui avevo vissuto per mesi, macchine fotografiche analogiche, dozzine di rullini sparsi con scatti di città e di ambientazioni discutibili - a proposito: lo scatto che ho fatto a quello specchio con quella disinvolta e squinternata dichiarazione d’amore mi da ancora da vivere oggi, a distanza di anni, grazie Wanda.
Famiglie venute in vacanza per il parco di divertimenti, ragazzine eccitate per la fine della scuola e pronte a perdere la verginità sotto un ulivo immacolato benedetto da WS Burroughs, papà scomodi tenuti a casa a produrre reddito e a spassarsela in club di sano e puro divertimento, il lavoro nella grande città, uffici postali assemblati alla bella e meglio per i mesi festivi, promozioni irrinunciabili nei centri di dispaccio di liquori sotto casa, supermercati aperti 18 ore al giorno con scritte accattivanti (cavalca la tigre!), cucine asiatiche sul retro poco prima della collina che trasudano anatre appese intrise di olio di semi in cui sono stati fritti pesci, gatti, uomini d’azzardo surgelati, passaporti, dita di schiavi del lavoro ora inservibili, promozioni pubblicitarie su mega schermi luminosi affissi sul grattacielo nuovo di pacca della banca ombra più potente di quella di Stato, un sabato pomeriggio al parco con ragazze incoscienti che civettano con il telefono adagiato e premuto, un sabato pomeriggio dove dall’altra parte del mondo si compilano codici morali, della loro lezione, di certi volumi assorti a legge dell’umanità attraverso i millenni, la cerimonia degli addii, le confessioni pilotate di Sartre, una resistenza dell’anima, le notizie dalla TV parlano sempre del M.O. e stanotte l’esercito di davide è entrato nei confini dello stato del popolo più disgraziato del mondo, per fare una partita a dadi con del piombo fuso direttamente dai forzieri degli scantinati di Brooklyn, NY State. La Bibbia, la Cristianità, l’Islamismo io e W. ne parlavamo dopo giornate vissute sulla banchina, lei a prendere il sole io a coprirmi, l’isolazionismo in difetto tra due corpi, le sue magliette bianche, il pericolo di farsi influenzare e rimanere travolti da un paese, da una città, da un quartiere in cui alla fine si è trascorsa solo un decimo della propria vita, venerdì notte illuminata da lampade a gas e gocce pendenti invertite e piegate di zolfo, venerdì prima che si arrivi, i limiti della città altra su un cartello verde riquadrato, strisciato e scritto di bianco, discorsi sulla nuova sinistra soffocati dalla voce temperata di Frank Sinatra che sconvolge la distanza, le condizioni della propria esistenza durate lo spazio di tempo di un pagamento di un pedaggio autostradale, basta lanciare delle monetine in un cesto di rete metallica traforata blu elettrico poi la sbarra si alza e vai e sei libero e puoi spingere, ogni giorno ci sente più dolci e carini per farsi fottere un po’ meglio dalla controparte - frase estrapolata ora da un manuale del buon venditore, 500 pagine, cartelli di pompe funebri appesi ai ponti, alle immissioni stradali, slogan di politici che promettono più lavoro, meno tasse, la lotta alla povertà, alla droga, sussidi alle famiglie numerose, tu stasera sei proprio carina come vorresti essere, come dicono nella clausola di recesso degli assorbenti appena comprati alla pompa di servizio, ora puoi risalire a bordo.
Il mio posto è il 15 c, sul corridoio, come richiesto.





Uno per cento





Preparato per la gloria o preparato per niente, sempre pensato, oppure peggio, condannato alla noia.
Le loro festività, le loro cadenze di calendario, i loro giorni sì o no, non ci sono mai interessati. Qui, o almeno a me. Lei forse la pensa diversamente. Lei e i suoi due figli. Mi manca qualcuno? No. Qui, adesso, io.
Accumulare cose, distrarsi, cambiare posizioni politiche, storiche al buio. Prendersi una storta, farsi dei lividi. La prima delle cinque si è fatta una famiglia. Tre figli morti. Le manie, psicopatologia generale di Jaspers. Cosa ci faccio, con il dispaccio del generale. Anche sapendo che tutto questo ha una durata del tutto indefinibile, non contabile, almeno finché mi chiedo perché. Bloccato in questo deserto, interpreto il mondo come posso. Non aspetto segnali, non un segnale. Ho fatto quello che dovevo fare per anni, per tenere in piedi la baracca. Torna dalla tua seconda moglie mi ha detto. Non era mia moglie. Più sposati di voi non c’era nessuno. Vieni a lavarmi capelli lungo la schiena. Non avere paura quando si attraversano strade di otto miglia in un paese straniero e dall’altra parte a 20 metri si mettono a sparare, vai solo avanti per la tua strada. Direbbero, frase molto in voga nei film, fai quello che devi fare, fai quello che serve per sopravvivere, si fa quello per tirare avanti. Non credo che possa permettermi di usare queste frasi, questi termini, visto che sto spacchettando lo Zaharathustra di Jung (qualche migliaio di pagine) su questo tavolo davanti a questo deserto beckettiano. Willie? Winnie? Finale di partita in dei bidoni? Erano giorni felici, comunque cose di questo genere.
Si capisce che ho ricevuto un’istruzione, o che meglio me la sono fatta. Fatto diversi lavori per un anno. Poi ho atteso. Ho preso parte. Mentito per lungo tempo. Girato intorno, entrato, quindi andato lontano dal giardino delle delizie e approdato ad una veranda di un locale ai margini di un deserto beckettiano, o pinteriano per i palati più deboli. Non parliamo di Weimar, sarebbe del tutto fuori luogo. Sembravano che le cose decollassero. Col locale e poi con lei. E devo dire che la realtà si spinse oltre i winnie e i willie del caso, spinto oltre le mie migliaia di letture quando lo stato mi teneva a bada. Ma non aspettavo un segnale e non lo volevo. Venne il caso. Lei aspettava un bambino. Ne arrivarono due. Io volevo solo la bambina, solo una bambina. Il maschio non era previsto. Che se lo crescesse suo padre, il suo vero padre. Io volevo crescere una leader dei diritti civili. Certo che avevo paura che a cinquant’anni rimanesse un po’ fuori dal giro. D’altronde la vita ci mette davanti ad una scelta secca. Impegno o idiozia. Il disimpegno non esiste. Un amico mi disse che aveva letto in una biblioteca di Utrecht, lui che poi era fissato con Dresda per via del bombardamento e dell’arte, di un autore olandese che scrisse che la vita è l’unica occasione di essere seri. Mi ricordo che dopo averla sentita pronunciare, eravamo in un bar dopo una sua conferenza all’università - università di un paese medio orientale, io sbattei il bourbon sulla cattedra di servizio dicendogli, questa l’hai scritta tu.
Era un mio amico, un sociologo con diverse specializzazioni. Gli interessava del mondo accademico nella misura in cui gli pagasse lo stipendio, giusto per mantenere una vita decente diceva. Ragionava sempre per estremi, per paradossi o si metteva in testa un’idea e la portava avanti per mesi, a seconda di come gli girasse. Si faceva influenzare molto dalle persone, non che io ne sia esente. Era suscettibile all’adulazione e alle giovani donne. Io sono sempre stato l’opposto. Se uno mi dice bravo io gli dico gira al largo che ti rompo l’osso del collo. Sono famoso in zona con la mia mossa. Lo trascinamento dei clienti fuori dal bar. Li prendo da dietro, loro non se l’aspettano e d in qualche secondo li getto nella terra. Non mi dire che questa città non ha un cuore: questa è la mia battuta di addio.
Lui, il nostro sociologo part-time, l’uomo dalla veggenza universale, si perde in faccende vacue. Encomi, gratifiche, donne giovani dalla tinta biondastra. L’altra sera mi diceva per l’ennesima volta che nella vita, ci conosciamo da 37 anni, mi sono sempre voluto sobbarcare follie esistenziali. A te piacciono le donne alla frontiera, quelle che non hanno da darti niente. Quelle che scappano o che sono prigioniere. Stai attento a come parli. Nel mentre sono andato a prendere una bottiglia nuova di whiskey irlandese e l’ho piazzata a metà del tavolo, tra me e lui. Attento a come parli. Senti chi parla, il prossimo padre di due bambini non suoi. Dai fai la tua marcia, professore, dimmi tutto. Ti dicevo che non hai mai saputo vivere sottobraccio come noi, come tutti noi. Erano tutti figli miei, ti ricordi Arthur Miller, anche se tutti ci stordivamo per Henry. Ti ricordi al Memorial, quando hai improvvisato. Ti sei voluto mettere davanti a questo deserto, a dissertare sulla vita. Diserzione mnemonica, lessica e disarticolazione del proprio tessuto esistenziale. Smettila di fare il coglione con me con le parole. Ma non eri tu quello che parlavi di deserto beckettiano o se vogliamo pinteriano. Scomoda bernhard o brecht che vomito in diretta. Vedi tu vieni qua, fai migliaia di chilometri in aereo, mi parli nella nostra lingua, mi fai fare figure coi clienti e ti metti a pontificare: Non sono io quello che è finito in prigione per omicidio. Involontario. Colposo. Era venuto a trovarmi mentre le rose si alzavano da terra, in quella stagione di gravidanze stentate, perché gli rimanevo solo io. Stava morendo. Mi chiedeva i perché della mia vita. Mi chiedeva di stargli vicino. Io ero stato uno che aveva cambiato rotta più volte nel corso di pochi decenni, ma gli ultimi fatti, la sua morte e la mia fissità in quel deserto con due figli non miei, lui che era venuto da me, fin da me, per chiedermi i perché, davano al tutto un sapore del tutto nuovo, o del passato che ritorna. Gli parlavo di quello che avevamo fatto, i nostri cambiamenti rispetto alle nostre famiglie, di come avessimo fatto qualcosa di buono, ma non ne ero convinto. Avevo perso quella forza sedativa che poteva parlare alla gente; nelle scienze politiche ora ridicono tutto alla semplice parola carisma. Il giorno dopo si presentò con il suo cappello chiaro, magro, scavato, indifferenza. Aveva fatto portare un mazzo composito di fiori & piante. Arrivava da Amsterdam. Una delle nostre città. C’era su scritto: sua madama Emily, i suoi due bei bambini e a Phil (Filippo). Per quello che siamo stati e per quello che sarai. Carlo.
Carlo non era il suo vero nome ma voleva rifarsi a Pasolini. Lo rivedo fino a due giorni fa qua sulla veranda e non posso fare a meno di pensare a quando mio nonno morì, e mio padre, poco dopo morì. Di notte non riuscivo a dormire. Per anni. Mi stavano addosso. Mi parlavano. Non andai a nessuno dei due funerali. Li sognai che mi parlavano nei loro abiti delle pompe funebri e mia madre e mia nonna mi chiesero come fosse possibile. Mia bis nonna disse: lui ha sempre ha avuto il dono. Sono andati da lui e non da voi. Questo vi faccia riflettere. Per me era solo chimica: qua non c’era niente di vero, sin dal giorno in cui ero nato. Una brutta puntata, cari parenti. Carlo era venuto da me da un punto di terra ad un altro come per dirmi: andiamo lungo il fiume pazzo, mi accompagni attraverso la morte, pur sapendo che ero cresciuto in odore di vitalità precaria e che in carcere le cose erano andate male e che non avevo più nessuno a casa, come lui. Il giorno dopo con un cappello a mezz’asta. Un sorriso che mi diceva potrebbe essere stato il vento. Era stata solo la malattia e il suo famoso discorso del 99% sarebbe stato pronunciato da lì a poco. La sua teoria poggiava su lunghi studi fatti sui libri e nelle accademie, nei suoi viaggi di reportage sociologico e nelle sue sterminate frequentazioni. La terza volta che lo vidi era ad una trattoria cino-coreana non lontana dal Louvre. Su una tovaglietta di carta scrisse con un pennarello verde - 99%. Guarda da qui discende tutto. Per differenza, diceva che quella somma necessitava di un 1% per raggiungere la totalità. Senza quell’uno per cento la visione del mondo non poteva essere completa, intera. Carlo era conosciuto per tenere i quaderni delle sue lezioni sempre aperti: non si sarebbero potuti chiudere mai perché avrebbe sempre considerato un nuovo fenomeno, un ulteriore particolare, una parola casuale,elementi che calati nei suoi insiemi stabili al novantanove per cento, avrebbero modificato quello status quo. Il novantanove per cento era il suo moloch, era quello contro cui lottava: non gli avrebbe sacrificato niente. In fin dei conti, come ammetteva alle fine delle serate, il 99% non era altro che gli altri. Faceva affidamento su quell’uno per cento per trovare un motivo per andare avanti, conscio che non l’avrebbe ripagato mai. Carlo era un totalitario, che si ergeva sui pilastri del pensiero occidentale: kant, marx, nietzsche, freud e ben pochi altri. E tutta la vita ha parlato di questi e della gente che aveva incontrato. Ha voluto che lo cremassi e che lo spargessi sulle rive di quel pazzo fiume, un rigagnolo appena bagnato e che fatica a scorrere. Ecco cos’era il suo uno per cento.


sabato, luglio 19, 2014

Miss You

Il miracolo della stazione








angeli sfatti
vicini in stato di esaltazione
granate di guardia

virginia è venuta da me
era appena notte, le 2 e rotte
& mi ha chiesto di aprire

meglio non parlare
della sua faccia
le ho versato da bere

mentre si puliva in bagno
acqua fredda
asciugamani bagnati

disinfettante, ha pianto
stata dentro il bagno
1 ora e un quarto

mentre era in bagno
mi aveva chiesto di metterle
sù della musica

era tardi
ma l’ho fatto
la notte che ci hanno tirati giù

prima non voleva mangiare
poi ha mangiato
un mio fantastico burrito

a quell’ora
non pioveva ancora
in giro non c’era nessuno

lei è una delle poche
che ho amato da una vita
a questa parte

& lei non mi ha mai accusato
non mi ha mai rimproverato
di legarmi solo ad una donna

era una delle quattro, cinque
che aveva capito
fino dall’inizio

che di donne ne avevo avute
& da un certo punto in poi
potevano esserci o meno

se volevo
le avrei trovate
se no, no

virginia viene da una famiglia ricchissima
che ultimamente è caduta in disgrazia
lei, come lavoro, non sa fare niente

fino a qualche tempo fa
era convinta di sposarsi
di condurre una vita felice

suo padre è morto da tre anni
& la crisi ha iniziato a mangiare
le articolazioni la cartilagine le ossa

sono pieni di enormi debiti
che non potranno mai onorare
se non vendendo tutto

& rimanere su una strada
cercando un lavoro qualsiasi
lei viene da me in queste notti

mi dice che sono l’unico
che possa capire
che possa aiutarla

lo faccio, anche se non vorrei
le sto dietro, ha un bisogno estremo
di aiuto, di me

lei è una bionda tinta eccezionale
stavamo ore &d ore a letto
ma adesso io sono cambiato troppo

si è ripulita
ha pianto
vuole mangiare qualcosa

ha un labbro spaccato
gliele ha suonate per bene
sa che non può venire qui

per vie traverse
gli ho fatto sapere
che lo sto cercando

tempo due giorni
& sistemiamo la faccenda
come un treno che arriva

virginia sta mangiando il burrito
le uova sode & le patate fritte
coca cola & bourbon

beva finché ne ha voglia
le passerà un po’ di dolore
lei è venuta qua

per dei motivi precisi
aiuto, assistenza, cibo
vendetta, aiuto.



Le classifiche non contano niente









johnny winter è morto
a zurigo

non in un caveau
non in un bar

penso una camera d'albergo
come una blues star

da almeno dieci anni lo ascolto
&d ho cinquanta suoi album

per me lui è sempre stato il blues
con roy buchanan - ex aequo


*RS Magazine l'aveva collocato al 74esimo posto
dei migliori chitarristi di sempre.
Gente che non suona, gente che non ascolta.
Non potranno mai fare una classifica vera.
Non credete: mentono.



venerdì, luglio 11, 2014

Ai margini dei quartieri







Le facce erano uguali
si parlava di gaza & gerusalemme
domani idioti su san francisco

un anno di dipendenza
mica guarderai la bibbia
cristo la stella bianca

domande idiote
di idioti al primo lassativo
del primo giorno della settimana

puttane idiote ferme
in spiazzi di barcelona
grandi escort di las vegas.







martedì, luglio 08, 2014

Segni della Pace








I segni della pace nelle bandiere
le leggi jim crow
prima di birmingham

avere visto
tutta la propria vita
in un cometa

poi in un colore
di un titolo di giornale
l'omicida era senza figli







lunedì, luglio 07, 2014

Sapevo dove le cose andavano







il giorno
che l'avevo presa
in macchina

sapevo
che non l'avrei avuta
più nello stesso modo

avremmo dovuto
fare le cose
in un modo assurdo
più convenzionale
senza guerre




Hertz








qualcuno ti ha vista
mi hanno detto
che aspetti un bambino

lo sai che
quando uno vuole scrivere
deve restare distante

tutta la vita
& guardarti
mentre metti su famiglia

ti hanno vista
nel tempo libero
le ore di mezzo

ai carnevali
ti vestivi da reginetta
o da gitana

conservavi la tua bellezza
la tua dignità
ti guardavo

di solito
i ragazzi guardano
le ragazze più piccole

tra noi
era stato guardare
la ragazza più grande

ti parlavo
di come
avrei vissuto la vita

tu dicevi
adesso!
fai qualcosa

ti guardavo con disprezzo
&d andavo in un altro posto
andavo a scrivere

& tu a causa mia
odierai la letteratura
per sempre

detesterai sempre
il mio cosiddetto
impegno intellettuale

un anno
mentre eravamo
ancora all'università.






Grossman









B.E.E.










Limonov









Cratere, acqua









Arrivato
già avevano distribuito
molto materiale

volantini divulgativi
dimostrativi
approfondimenti

la gente li buttava
se li ritrovava accartocciati
nei palmi delle mani

i più audaci
quelli che guardavo
i più squilibrati emotivamente

li piegavano in quattro
& li mettevano nelle tasche posteriori
dei pantaloni dei figli o degli amanti

la proiezione di un film
di nicholas ray
aveva inizio




sabato, luglio 05, 2014

Depeche Mode

Questa è NOLA









questa è la mia città
quella per cui ho scritto
questa dove sono stato

ho lisciato gli animi
degli angoli degli edifici
sono stato solo

quando le albe mancavano
ero l'unico a farmi vedere
dalle undici in poi

vestivo come potevo
scrivevo
c'erano solo uragani.




Lou Reed

David Bowie

David Bowie

David Bowie

Palla di cannone







Mi aveva detto
ragnatele tra le matite
un'idiozia del genere

aspettava un bambino
non ne sapeva il sesso
ai tempi del traffico in borsa

accettava il fatto delle comunità
aveva sempre usato poco trucco
in passato, ma era solo daltonismo ora

non bisognava toccare le vene
per sentirle vive
bisognava sentire le contrazioni

di un qualcosa che ti prendeva a calci
fin da dentro l'utero & la pancia
sentire la palla di cannone









venerdì, luglio 04, 2014

Stasera ci facciamo un giro sul viale







mi aveva detto
che una volta
visto quel paese

quella terra
una volta amato in quel modo
sarei sempre tornato lì

vedo la gente
prese dalle occupazioni
più assurde

la vita
il matrimonio
la famiglia

i figli
che non sanno reggere
figurarci crescere

figurarci confrontarsi
a malapena si parla di padri
che riescono a masturbarsi

nel pieno della loro maturità
bazzicano a braccia aperte
per transessuali a buon mercato






giovedì, luglio 03, 2014

Teatro della Ringhiera








sai cosa intendo
la luce non è ancora così bassa
gli argini si stanno per rompere

i bambini dormono a casa
in un sonno fangoso
con le zanzare intrappolate

in un barattolo di fagioli
o bruciate su un neon
ci si accanisce sempre con i più deboli

in questo locale
il blues non è così alto
anche se elettrificano tutto

basta avere
pochi soldi
che lo fanno

le pareti
sono abitate da facce
che dicono

sai bene
cosa
sto dicendo

cosa intendo a quest'ora
quello che voglio fare
ora






Gov't Mule

mercoledì, luglio 02, 2014

David Bowie

Gov't Mule

The Greatest Rock Band in the World

Taxi, grazie









Tu fai conto
sulla durata
dei tuoi flirt

vivere
con gatti o cani
non ti aiuterà

ti farà passare il tempo
visto che non hai molto da fare
figuriamoci da dire

andare in giro con la borsetta impomatata
per tirare fuori il trucco
o il portafoglio di iguana

ti farà fare
sonni più tranquilli
ma guardati

ti lisci le gambe
i polpacci
& le caviglie

prima di uscire
ti metti ingioiellata
un'immacolata venere di milo

i bracciali argentati sui malleoli
i lacci di cuoio ai polsi
la tua pelle abbronzata da centro solare

i capelli tinti di uranio
sei una pietra gialla che cammina
su tacchi cremisi pronti a cedere

fai conto sui tuoi bar
porti sconnessi
posti con tende fabergé

ti posso dire
per cinque minuti
dove stai andando

passerai ore al telefono
occupandoti lo iato
a cui sei condannata

quello che è vero
quello che rimane
un suntuoso puttaneggiare

riff sconclusionato suonato da ore
la tua serata si chiude qui
& chiami un taxi.








Miles Davis

martedì, luglio 01, 2014

Eric Clapton- Lay Down Sally

eric clapton

Jerry Garcia Band

Jerry Garcia Band

Grateful Dead

Jerry Garcia Acoustic Band

Jerry Garcia

Grateful Dead

Grateful Dead

L&G, The Doors

Il tuo uomo






oggi eri molto contenta
per la trasmissione su cortazar
su radio 3

abbiamo messo su nick cave
in una cover di leonard cohen
sullo stereo

non ti sei chiesta
fino a che punto
fossi il tuo uomo



Il Grande Gatsby o similia







Non molto da dire
su frasi ripetute
sulla schiena di una donna
sottomessa & compiaciuta

prendi i tuoi cocci
antica regina di questa casa
buttali & non guardarli
non ti serviranno mai a niente

un cartellone pubblicitario
con una manifesto
di un film del sundance
occhi puntati su questa città




Accuse senza fondamento







da lì mi sono mosso
con crampi allo stomaco
amanti scontrosi ad un tavolo

posate malmesse
bicchieri ghiacciati
portate a temperatura ambiente

alzato la mattina
& guardato quel bidone
appena stato in strada



Jimi Hendrix

Jimi Hendrix

Jimi Hendrix

Jimi Hendrix