domenica, giugno 04, 2017

Bergerol, 10



Lunedì mattina. Questa parte di mondo. Nessun gran fatto, nessuna rilevazione fino ad adesso. Visto molti bambini per la strada. Pensato alla mia donna dall’altra parte dell’Oceano. Gli Europei non sono affatto come noi. Sono più lenti e complicati. Noi abbiamo costruito una nazione ed un popolo in poco tempo e ci siamo messi a capo del mondo. Abbiamo sempre saputo che Dio fosse dalla nostra parte. E se Dio non stava dalla nostra parte, diciamo che ce lo portavamo. Avete capito il tipo di violenza e di pazzia di cui vi sto parlando. Non credo. In ventisette anni di lavoro ho visto il finale di migliaia di vite. E quando arrivavo sui posti, prima di scrivere un articolo, quando arrivavo lì con quell’odore, avevo davanti questi corpi di donne martoriate o fatti a pezzi. Tornando a casa non avevo molte alternative. Posavo la mia attrezzatura e salivo in macchina verso il bar più lontano. Ognuno si sceglie la propria sfortuna, e io avevo accettato un lavoro fatto di morte, dissoluzione, di perdita. Così per molti anni ho vissuto in un mondo di cadaveri a cui dare un nome, di corpi gonfi di donne legate, di ciocche di capelli strappati, di volti dei familiari delle vittime devastati dal dolore, di parole e parole disperate battute su fogli di carta riciclata da poi mandare in redazione. Notti non dormite a vagare vicino ai luoghi dei ritrovamenti, con il thermos pieno di caffè corretto con rye whiskey sul sedile del passeggero, con il taccuino degli appunti da aggiornare. Si dice che un uomo che sia un vero uomo, non possa condurre un’esistenza senza una propria famiglia. Sapete, io non ho mai creduto a quello che dice la gente.




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